martedì 7 agosto 2007

La Traviata

La Traviata è un opera sulla Morale e contro il moralismo; “morale” è Violetta che, attraverso il consapevole sacrificio in nome del “moralismo” assurge ad una dignità che è preclusa a tutti coloro che la circondano e che di lei si servono, che la sfruttano e poi la rinnegano. L’esaltazione della Morale, o dell’Etica, se si preferisce, e la condanna spietata del moralismo bieco dette assai fastidio ai “codini” benpensanti contemporanei di Verdi, soprattutto perché nella contemporaneità degli eventi dell’opera non potevano non riconoscere loro stessi ed i loro difetti; il tema è universale, valido in ogni tempo e, forse, oggi ancor più che ieri rappresenta il generale degrado dei valori che dovrebbero fondare il consesso umano ed i rapporti tra individui. La Traviata è un dramma senza tempo proprio per l’atemporalità universale del suo messaggio, al pari di Edipo Tiranno o di Amleto o di Faust, e quindi l’attualizzarne l’ambientazione non dovrebbe creare scandalo, se non nei moralisti che preferirebbero, ancora una volta, non vedersi riflessi sulla scena. Graham Vick dunque ambienta la sua Traviata ai giorni nostri, in un mondo fatto di vuoto edonismo, di superficialità assoluta, di eccessi di droga, di paparazzi sempre pronti ad immortalare lo scandalo del momento; Violetta è morta ancor prima che l’opera inizi, travolta dall’orrenda girandola che le turbina intorno e dalla quale tuttavia si erge con tutta la forza della sua dignità, che è motivo di turbamento per gli altri in quanto profondamente autentica.

Ecco dunque che Vick mette in scena un jet-set fatto di colori fluorescenti, di pettinature estreme, di droga, di sesso sfrenato e promiscuo; la bambola bionda, con gli occhioni sgranati è Violetta così come gli altri la vedono, un oggetto “usa e getta”, così come loro stessi sono; il prato cosparso di mazzi di fiori sembra quasi un tardivo omaggio alla donna che alla fine lascia, morendo, un’ incomparabile lezione di vita.

Il pubblico in buona parte, come già nel 2004 al suo primo apparire, non ha gradito l’allestimento di Vick, ma proprio nelle intemperanze degli spettatori il messaggio di Verdi, attraverso Vick, ci appare chiaro, nitidissimo, pressante; a noi lo spettacolo è piaciuto moltissimo: è forte, costringe a riflettere…ma ai giorni nostri pare che il fermarsi a pensare sia pratica desueta, e da qui i fischi, ai quali rispondiamo con un personale, fragoroso applauso all’indirizzo del regista e di Paul Brown, autore delle complesse, esageratissime, scene e dei folli costumi che integrano e completano l’idea drammaturgia[...]

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Se potessi incontrarti Graham Vick che adesso chissà già dov'è sei...

Ti direi Grazie.

Perchè ancora non avevo mai lavorato in Arena con una persona così.

Perchè l'esperienza paparazzica vissuta è stata davvero bella e intensa...

Avere una persona così ispirata alle prove a dirigere noi massa

di pecoroni grondanti di sudore è stata un'esperienza nuova e molto bella.


Infine caro Vick , vorrei ringraziarti di cuore per avermi chiamato sul palco (insieme

ai miei amici e colleghi) a vivere quegli applausi e quei fischi,grazie

per aver valorizzato i miei e i nostri sforzi , la nostra secondaria importante presenza.



Grazie ancora, un 'abbraccio da noi tutti.

1 commento:

Gabriela Amorim ha detto...

il 17 agosto ci sarò, con il mio fido binocolo!!! an sì, vi ho visto su telearena, e ho riconosciuto qualcuno che era allo sgombero con me!!:P grandi!!!