Intervista a Solari tratta da il Giornale.it, autrice Piera Anna Franini - domenica 24 giugno 2007
È cresciuto con il teatro. Fiumi di regie, firma numero uno di programmi intitolati a Celentano, Fiorello, Morandi. Ora, a cinquant’anni, Giampiero Solari passa all’opera. E poiché non c’è tempo da perdere, s’è preso un titolone come Aida di Giuseppe Verdi ed è sceso nella fossa dei leoni: l’Arena di Verona. Curriculum eclettico il suo, di quelli che sollevano polveroni. Non s’è fatto attendere Franco Zeffirelli, decano della regia d’opera, pronto a bacchettare il collega per aver osato troppo.
Solari, cosa risponde alle polemiche?
«Noi facciamo solo tentativi. Stimo Zeffirelli e credo che non gli faccia onore usare questo tono. Oggi la lirica corre il rischio di essere autoreferenziale. Il compito di un regista è quello di cercare freschezza nell’antico».
Quali sono gli elementi di freschezza di questa sua Aida?
«L’esclusione di ogni elemento descrittivo, di orpelli e geroglifici vari. Intendo Aida come un poema epico, segnato dal rigore di un rituale. Tutto si svolge in un sito archeologico che funge da scena apparentemente fissa, in realtà le dimensioni mutano continuamente».
Cambiano grazie a quale espediente?
«Anzitutto a un uso massiccio di fasci di luce. Un cono di luce traduce una piramide che avvolge l’intera arena, pubblico incluso».
Com’è nata l’idea di Aida a Verona?
«Dopo lo spettacolo di Fiorello qui in Arena, ho pensato di impiegare questi grandi spazi anche per l’opera. Il melodramma deve uscire dal solito teatro che rischia di diventare un museo».
Ci sono problemi di acustica, non tutte le opere si prestano agli esterni...
«Con il sovrintendente Claudio Orazi sto progettando di far circolare Aida in altri teatri all’aperto, anche in pieno deserto».
Dalla tv all’opera: com’è questo ambiente?
«È come passare da un laboratorio artigianale a una fabbrica d’arte».
Certo, il passaggio dalla tv non sarà stato semplice...
«Tuttavia interessante. E poi, in tv ho sempre fatto spettacoli di un certo tipo. Rispetto molto la televisione».
lunedì 9 luglio 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
meno male che ci ha pensato Solari a portare l'opera in Arena...
ps. sbaglio o parla di Fiorello in ogni intervista?
In effetti il suo nome non basta, ha bisogno di accostarlo a uno di fama nazionale per dar valore alle sue idee strampalate applicabili ad altri tipi di manifestazioni..
P.S.
Io non ce l'ho con lui personalmente, ma credo che se un autore di programmi televisi cambia totalmente genere di lavoro debba iniziare dal piccolo palco non dall'opera di punta dell'Arena di Verona! Grazie Orazi..
Posta un commento